Bisogna avere il caos dentro di sè per generare una stella danzante (F. Nietsche)







giovedì 18 ottobre 2012

Femicidi: l'inchiesta di Riccardo Iacona


Il viaggio comincia in Sicilia alla ricerca di una spiegazione sulle uccisioni delle donne in Italia per mano di uomini, ed è raccontato nelle pagine di Se questi sono gli uomini di Riccardo Iacona (edito da Chiarelettere), uscito nelle librerie all’inizio del mese e presentato il 17 ottobre scorso alla Casa Internazionale delle Donne a Roma.
Alla presentazione del libro erano presenti molte donne dei centri antiviolenza aderenti a D.i.Re, giornaliste, studentesse.
La uccisione delle donne da parte di ex o compagni, mariti sconosciuti, si definisce femicidio  una parola per dare un nome alla eliminazione fisica di una donna che non rispetta un codice di comportamento impostole dalla società, dalla cultura, dalle leggi o dalle religioni in violazione della sua libertà e autodeterminazione.
Il femicidio potrebbe anche essere visto come la cancellazione del desiderio femminile e avviene quasi sempre con modalità particolarmente cruente, in un delirio di overkilling teso ad andare oltre l’uccisione del corpo come per annientare l’irriducibilità delle donne. Se non riescono le leggi, la morale, la religione a tenerle vincolate alla rappresentazione che si vuole avere di loro, allora ci riuscirà la morte che le fisserà per sempre nel ruolo di vittima. O mia o di nessuno! sono spesso le parole pronunciate dagli assassini che rivelano una dichiarazione di possesso e la negazione della soggettività della donna, che non può e non deve dire no!
Vanessa, Sandra e le altre, le pagine scorrono sulle ultime ore e giorni di vita di donne giovani o mature, appena adolescenti o con figli, che non vivono più solo per aver detto basta alla violenza, e per aver deciso di chiudere una relazione.
Riccardo Iacona descrive delitti avvenuti alla luce del sole, nei luoghi di lavoro delle vittime, sulle pubbliche piazze perché questi gesti estremi sono compiuti da uomini che vogliono consegnare alla collettività dei messaggi, avvertimenti in stile mafioso e punizioni per lo “sgarro” di essere stati lasciati.
Sono trascorsi trent’anni dall’abolizione del cosiddetto delitto d’onore eppure dall’inizio dell’anno sono già oltre cento le donne vittime di femicidio, una strage che non deve e non può avvenire nel silenzio o nell’indifferenza dell’opinione pubblica, possiamo cambiare quelli che pensiamo essere destini tragici di alcune donne, cambiando la cultura.





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